Genitori, quando essere spettatori
- Giada Lauretti

- 19 feb 2024
- Tempo di lettura: 2 min
I nostri bambini raggiungono l’età di 10-12 anni e arriva il momento in cui sono in procinto di affrontare una prova importante. È il momento di saper essere solo spettatori.
Eh lo so, è dura, è dura! Finché i nostri figli sono bambini, riusciamo a essere presenti in tutte le prove che devono affrontare e loro ci ascoltano, pendono dalle nostre labbra.
Da 10-12 anni in poi, quando affrontano una prova, come una gara o un esame o un’esibizione dobbiamo proprio imparare a stare zitti.
Ti sei mai chiesto perché in quelle situazioni, nel momento in cui dici una qualsiasi banalità per aiutare, certo, per essere di supporto, tuo figlio, ormai grande, risponde malissimo? Ma come mai? Tu stai cercando di renderti utile, di aiutarlo ad affrontare meglio tutto eppure ti becchi una rispostaccia che proprio non ti aspettavi.
Tu dici “amore, come ti senti?” o “bevi un po’ d’acqua” o “stai calmo” o “fai così” o “andrà sicuramente bene” e lui:
“E basta!”, “Lasciami stare!”, “Stai zitto!”
Nel momento in cui il tuo ragazzo sta affrontando una prova importante, ha bisogno di restare concentrato e qualsiasi tua frase o gesto rischia di non sintonizzarsi con il suo stato mentale. Non sai attraverso quali emozioni stia passando, tra la grinta della sfida e la paura di non farcela oppure la vergogna o l’imbarazzo di essere davanti ad altre persone o “cosa diranno i miei amici se…?” o “deluderò i miei genitori se…?”
Da quell’età, il tuo ragazzo spesso non riesce a mettere in parole tutto questo tormento interiore, però una cosa te la dice, ti dà uno stop. Se non lo capisci prima, quello deve essere per te il segnale di fare un passo indietro. Tuo figlio sta diventando grande e ha bisogno di fare da solo, sotto il tuo sguardo ma in autonomia.
Se ti preoccupi tu per una prova, se ti arrabbi o diventi triste tu per un errore che fa o per una sconfitta, sentirà che prenderai tutto il suo spazio. Come comportarti, se vuoi essere di supporto? A domanda rispondi, non una parola di più, non una parola di meno. A richiesta, fai, non una cosa di più, non una cosa di meno.
Dopo il momento di tensione, magari avrà voglia di raccontarti, se sarai stato al tuo posto. Concedigli tempo e modo di mettere ordine tra le sue emozioni. Se hai fatto un buon lavoro quando era bambino, ci riuscirà, ma ha bisogno di farlo ora senza di te. Se le cose saranno andate male, tu sarai lì, fermo e forte come una roccia che offre riparo. Prima ascoltalo, trattieniti dal parlare, dall’analizzare i motivi del successo o della disfatta, dal dispensare consigli. Silenziosa e rispettosa disponibilità, è una forma di rispetto per la sua fatica e i suoi sentimenti.
Qualsiasi cosa tu possa dire o fare, che non sia in linea con il suo stato d’animo o con le sue aspettative, tuo figlio la considererà probabilmente un’invasione di campo.
È il loro momento, non il nostro e dobbiamo lasciarglielo vivere in piena libertà e in piena responsabilità.



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